LA VITA DI ADELE
IN BREVE – Qualità: ★★★(★) – Ritmo: OO – Pubblico: cinefili*, cineamatori*
TWEET
Un racconto viscerale di un amore lesbico. Coinvolgente, chilometrico e un po’ sopravvalutato.
LA TRAMA
Adèle ha quindici anni e un appetito insaziabile di cibo e di vita. Leggendo della Marianna di Marivaux si invaghisce di Thomas, a cui si concede senza mai accendersi davvero. A innamorarla è invece una ragazza dai capelli blu incontrata per caso e ritrovata in un locale gay, dove si è recata con l’amico di sempre. Un cocktail e una panchina condivisa avviano una storia d’amore appassionata e travolgente che matura Adèle, conducendola fuori dall’adolescenza e verso l’insegnamento. Perché Adèle, che alle ostriche preferisce gli spaghetti, vuole formare gli adulti di domani, restituendo ai suoi bambini tutto il bello imparato dietro ai banchi e nella vita. Nella vita con Emma, che studia alle Belle Arti e la dipinge nuda dopo averla amata per ore. Traghettata da quel sentimento impetuoso, Adèle diventa donna imparando molto presto che la vita non è sempre un (bel) romanzo (MyMovies).
COMMENTO
Se fino a ieri potevamo domandarci com’è il sesso tra due donne, dopo aver visto questo film, possiamo considerarci dei grandi esperti. 3 ore di film che cominciano dalla magia del primo incontro di due ragazze, procedono nel racconto quasi voyeuristico della passione carnale e terminano tra le onde delle più dolorose pene d’amore e della ricerca di un equilibrio esistenziale. 3 ore che ci portano davvero nella vita di Adèle, che impariamo a conoscere e con cui entriamo in sintonia emotiva, soffrendo con lei e per lei. I suoi occhi grondanti di lacrime sono davvero capaci di muovere i cuori dello spettatore, che fatica un po’ di fronte alla naturalezza dell’amore lesbico, raccontato nei particolari, come nemmeno un film eterosessuale ci ha abituato. Tanta umanità, tanto amore, tanta tenerezza. Purtroppo però il film non sembra essere il capolavoro assoluto decantato dalla giuria del Festival di Cannes, dove ha conquistato la Palma d’oro. Alcuni difetti infatti ne oscurano in parte i pregi. La lunghezza innanzitutto che, se da un lato ci fa convivere davvero con Adele, con le sue relazioni affettive e la prorpia ricerca di sè, dall’altro offre inutili lungaggini che appesantiscono la visione senza nulla aggiungere. C’è poi il racconto dell’omosessualità nel gruppo dei pari, che ricorre a dialoghi fin troppo stereotipati e ad interpretazioni poco credibili, probabilmente penalizzate ulteriormente dal doppiaggio. La visione di racconto sociale che sottende aIle storie e agli incontri familiari delle due giovani diviene, quasi inevitabilmente, un confronto banalizzante e quasi “dimostrativo” di visioni borghesi e diametralmente opposte della vita. I molti riferimenti letterari, tra cui l’opera di Marivaux (La vie de Marianne) da cui prende spunto, l’intreccio della vita con l’arte e la libertà aggiungono una sorta di compiaciuto intellettualismo che in parte si può anche apprezzare ma che risulta tutto sommato poco rilevante, rispetto all’intensità dell’intimità di Adèle. Con la ricchezza di molti primi piani quasi indiscreti, il film si chiude così, con un po’ di fatica, lasciando la sensazione di aver respirato con Adèle. E si torna a casa con nuovi turbamenti esistenziali, certi di aver vissuto un’esperienza.
SCHEDA ESSENZIALE
Titolo originale: La vie d’Adèle – Genere: drammatico – Durata: 2h59 – Regia: Abdel Kechiche – Cast: Léa Seydoux, Adèle Exarchopoulos, Salim Kechiouche, Mona Walravens, Jeremie Laheurte – Produzione: Francia – Uscita: 24 ottobre 2013