ANNI FELICI
IN BREVE – Qualità: ★★★(★) – Ritmo: OOO – Pubblico: cinefili*, cineamatori*, cinecuriosi*
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Una storia autobiografica, ricca di sensibile universalità, sull’essere figli, genitori e coppia negli anni ‘70.
LA TRAMA
Nell’anno del referendum sul divorzio, l’Italia di Daniele Luchetti è una famiglia romana in preda al fervore dei tempi tra aspirazioni artistiche d’avanguardia, comodità piccolo borghesi, istanze femministe e amore libero. Guido è un padre sui generis, pittore e scultore, elettosi rappresentante della nuova arte concettuale più per adesione alla moda del periodo che per un’autentica necessità artistica. Di giorno, nel suo laboratorio negli orti della Lungara, trasgredisce le convenzioni sociali modellando i corpi di ragazze accondiscendenti con i nuovi materiali imposti dall’avanguardia, di sera impartisce lezioni sul bello nell’arte dopo la rivoluzione concettuale ai due figli di dieci e cinque anni, Dario e Paolo. La moglie Serena, figlia benestante di solidi commercianti della piccola borghesia cittadina, è una donna semplice attraversata però da una profonda inquietudine che la porterà dall’amore devoto verso un marito libertino alla scoperta del femminismo come riscatto del sé e come esperienza di un sentimento amoroso diverso (MyMovies).
COMMENTO
Doveva chiamarsi “Storia mitica della mia famiglia” questo colorito film che segue i toni della commedia. La storia del regista, basato sui ricordi e sulle emozioni di quando aveva 10 anni. Importante, questo dettaglio, per capire che non si tratta di un film che ha la pretesa di essere fedele ed esauriente testimone dei tempi (siamo nel 1974), sconvolti da grandi cambiamenti politici e sociali. Ma intende rappresentare la storia dal punto di vista di un bambino e degli eventi che più lo hanno toccato. Eventi dunque in gran parte familiari, inseriti negli anni del femminismo, del divorzio e della crescente libertà dei costumi. La commedia alleggerisce e depotenzia il ritratto familiare, rappresentando in modo a volte troppo eccessivo e caricaturale i personaggi, e in modo particolare quello di Kim Rossi Stewart, padre di famiglia distratto ed egocentrico, fin troppo immerso nell’ispirazione genialoide o disturbata alla base della sua espressività concettuale. Per il resto, il film è molto brillante e stimolante. Sensibile e approfondito in molti scambi familiari, divertito e divertente in molte scene ai confini del grottesco, in cui sembra di poter vedere alcune famiglie contemporanee alle prese con la “decrescita felice”. Micaela Ramazzotti esprime molto bene dapprima la donna al servizio del suo uomo, pronta a subire per amore e a soffocare la propria ribellione e gelosia; e poi la donna ribelle, più per necessità che per indole, spinta dagli eventi esterni e dalla rivoluzione di costume in corso. E mentre il gioco delle parti si svolge all’altezza dei genitori, i figli sono costretti a subire i discutibili modelli genitoriali e la loro evidente disattenzione verso la famiglia (“Noi c’eravamo sempre. Peccato che nessuno se ne accorgesse” recita il bambino che interpreta il giovane Luchetti). Una sofferenza che nel film è temperata dai momenti di commedia ma che ha accompagnato in modo evidente la crescita del regista che, forse proprio da questa sofferenza, ha attinto per divenire oggi Daniele Lucchetti, regista di talento.
SCHEDA ESSENZIALE
Titolo originale: Anni felici – Genere: commedia – Durata: 1h40 – Regia: Daniele Luchetti – Cast: Kim Rossi Stuart, Micaela Ramazzotti, Martina Gedeck, Samuel Garofalo, Niccolò Calvagna – Produzione: Italia – Uscita: 3 ottobre 2013