AMERICAN SNIPER
IN BREVE – Qualità: ★★★(★) – Ritmo: OOO – Pubblico: Cinefili*, cineamatori*, cinecuriosi*, cinepopcorn*
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Grande cinema “nazionale”, capace di demolire ferocemente il terrorismo, di compatire bonariamente la guerra e di santificare universalmente i propri eroi.
LA TRAMA
Chris Kyle, texano che cavalca tori e non manca un bersaglio, ha deciso di mettere il suo dono al servizio degli Stati Uniti, fiaccati dagli attentati alle sedi diplomatiche in Kenia e in Tanzania. Arruolatosi nel 1999 nelle forze speciali dei Navy Seal, Kyle ha stoffa e determinazione per riuscire e ottenere l’abilitazione. Perché come gli diceva suo padre da bambino lui è nato ‘pastore di gregge’, votato alla tutela dei più deboli contro i lupi famelici. Operativo dal 2003, parte per l’Iraq e diventa in sei anni, 1000 giorni e quattro turni una leggenda a colpi di fucile. Un colpo, un uomo. Centosessanta uomini abbattuti (e certificati) dopo, Chris Kyle torna a casa, dalla moglie, dai bambini e dai reduci, a cui adesso guarda le spalle dai fantasmi della guerra del Golfo (MyMovies).
“IL COMMENTO
La guerra, la famiglia, la patria. Trasuda di America questo ultimo lavoro di Clint Eastwood che più volte ha raccontato conflitti ed eserciti nel mondo. In questa occasione rende omaggio ad una storia e al suo eroe di guerra: l’infallibile cecchino Chris Kyle, rappresentato da un palestratissimo Bradley Cooper. Non certo un film “revisionista”, attento a cogliere i punti di vista delle parti ma, al contrario, manifestamente unilaterale. Con American Sniper Eastwood descrive la barbarie del terrorismo, che mette bombe in mano a ragazzini inconsapevoli di servire la follia del potere e di una religione deformata fino ai confini dell’umana ragione. E i fatti di cronaca di questi giorni, con l’attentato parigino a Charlie Hebdo, accentuano la distanza tra due mondi, due civiltà e secoli di evoluzione. Ed è difficile poter ancora pensare al rispetto delle differenze quando il solco non è tra religioni, popoli e visioni della vita ma tra umanità (certamente imperfetta) e barbarie. Eastwood santifica l’eroe, la leggenda, con 160 uccisioni mirate in 1000 giorni sul fronte, impegnato in una sfida assurda che pare quella di un esaltante videogioco. Kyle è l’antidoto alla depressione del soldato, il monumento vivente che fa gruppo, l’esempio nazionale di dedizione al proprio paese, che non vuole essere né pecora, né lupo ma cane pastore, nel sacrificio della propria esistenza, anche privata. “Perché lo fai?” chiede Sienna Miller, compagna di vita, al marito Chris. Dietro a questa domanda si rivela il lato “destruens” del film che, celebrando l’eroe, ha la lucidità di affrontare i danni collaterali della guerra, che ferisce a morte le storie di chi combatte e delle loro famiglie. La guerra la fai per servire il tuo paese, ma poi ti elettrizza, si insinua nel tuo corpo e ti impedisce di tenere stretta a te ogni altra cosa e persona. Prima è una missione che diviene poi un’ossessione, degenerativa e mortale. Tra scene spettacolari, emozionanti e memorabili Eastwood dà forma ad un buon esempio di cinema nazionale. Uno spot autocelebrativo e globale, che condanna senza mezzi termini il terrorismo, lascia in sospeso la guerra, assurda e folle ma pur sempre, secondo il punto di vista del regista, in qualche modo “necessaria”, e osanna la religione di Stato, aggiungendo un tassello memorabile (e un po’ semplificante) all’immaginario universale dell’eroe.
SCHEDA ESSENZIALE
Titolo originale: American Sniper – Genere: guerra – Durata: 2h14 – Regia: Clint Eastwood – Cast: Bradley Cooper (Il lato positivo, American Hustle, Guardiani della Galassia), Sienna Miller, Jake McDorman, Luke Grimes, Navid Negahban – Produzione: Usa – Uscita: 1 gennaio 2015