L’INTREPIDO
IN BREVE – Qualità: ★★(★) – Ritmo: OOO – Pubblico: cinefili*, cineamatori*, cinecuriosi*
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Fiaba dell’assurdo con morale diseducativa. Bocciato.
LA TRAMA
Antonio Pane vive a Milano e ha un lavoro particolare: fa il ‘rimpiazzo’ cioè sostituisce gli assenti in qualsiasi tipo di attività; un giorno può essere muratore, in quello successivo tramviere e così via. Antonio è un uomo fondamentalmente solo: la moglie lo ha lasciato per unirsi a un uomo dalle fortune decisamente più certe e il figlio studia sassofono contralto al Conservatorio e cerca in qualche modo di aiutare il genitore. Un giorno, a un esame di Stato, Antonio conosce una giovane donna, Lucia, a cui offre un aiuto disinteressato (MyMovies).
COMMENTO
Una fiaba dell’assurdo. Antonio Pane è un personaggio che non esiste e che non deve esistere. Buono, come il pane. Buono fino ad accettare ogni vessazione, con un sorriso sulle labbra. Buono fino a farsi sfruttare per pochi spiccioli, se e quando arrivano. Antonio Pane è buono, nonostante tutto, riuscendo comunque a immaginare un futuro positivo, ad avere una parola di conforto per chi gli sta intorno, cercando di mantenere la propria dignità, almeno nei rapporti non lavorativi. “Se tutti accettassero quello che accetti tu, saremmo rovinati” gli dice una collega precaria, sola e confusa, ma più lucida di lui. Ed è proprio questo il grosso limite del film, che racconta luoghi e persone come fosse una favola ma, diversamente da una favola, propone una morale assurda, diseducativa e controproducente. Non è necessario, come fanno gli americani, esaltare fino alla nausea l’uomo qualunque che diventa eroe, per spingerlo a dare il meglio di sé. Ma nemmeno è produttivo celebrare la passiva rassegnazione che diviene modello di sopravvivenza. Non è tempo per chinare la testa, non è tempo per accontentarsi. E’ tempo per reagire, incazzarsi, cambiare. Se lo sguardo sulla Milano precaria, fotografata con grande poesia da Luca Bigazzi, può servire da denuncia, quello su Antonio Pane, felice e perdente, crea fastidio e porta tristezza e rassegnazione in chi già vive nella morsa della crisi. Antonio Pane è un moderno Fantozzi ma di Fantozzi non possiede il grottesco né l’ironico e nemmeno può assurgere a simbolo dell’italiano medio, non più impiegato ma precario. Manca qualcosa di importante in questo personaggio, ed è la dignità di uomo, trasformata in passiva resistenza. Ed è forse per questo che è stato fischiato a Venezia, perché in tutti i momenti in cui vedere questo film, questo è forse quello peggiore, perché dovremmo trovare la forza di guardare ai sogni, ai traguardi, agli eroi (o come Enel li ha chiamati nella sua ultima e furba campagna pubblicitaria ai “guerrieri”), non ai disperati che non sanno nemmeno di esserlo. Da Amelio forse ci si aspetta molto, ma questo è troppo poco.
SCHEDA ESSENZIALE
Titolo originale: L’intrepido – Genere: commedia – Durata: 1h 44 – Regia: Gianni Amelio (Porte aperte, Il ladro di bambini, Le chiavi di casa) – Cast: Antonio Albanese, Livia Rossi, Sandra Ceccarelli, Alfonso Santagata, Gabriele – Produzione: Italia – Uscita: 5 settembre 2013