LA NOTTE DEL GIUDIZIO
IN BREVE – Qualità: ★★★ – Ritmo: OOOO – Pubblico: cineamatori*, cinecuriosi*, cinepocorn*
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Chi non ha mai desiderato uno sfogatoio per calmare la propria aggressività? Un onesto thriller surreale, ricco di tensione e stimoli.
LA TRAMA
Stati Uniti, anno 2022. Nel paese regna la pace. La gente è in gran parte benestante, la disoccupazione è all’1% e la violenza è quasi inesistente. Ad eccezione di una notte all’anno. Una sorta di notte bianca della violenza durante la quale è permesso ogni tipo di nefandezza, fino ad arrivare all’omicidio. Attraverso questo provvedimento controverso, i nuovi Padri Fondatori d’America sono riusciti a far rinascere un paese che si trovava in profonda crisi. James Sandin (Ethan Hawke) si è onestamente arricchito vendendo sistemi di allarme, funzionali a difendere le case dei cittadini prudenti che preferiscono proteggersi in casa piuttosto che partecipare al gioco barbaro per strada. Quando James si rinchiude in casa, insieme alla moglie e ai suoi due figli, dovrà affrontare l’imprevisto.
IL COMMENTO
In un periodo di crisi diffusa, di povertà, di violenza e incertezza sono molti i film che provano ad immaginare un futuro diverso. E questo film lo fa stuzzicando il lato oscuro del perbenista. Perché non santificare la violenza per un giorno, un solo giorno dell’anno, per avere in cambio la pace e la prosperità per la maggioranza? Una sorta di male minore, di tassa sul benessere che mette a tacere ogni interrogativo morale. Il film, attraverso questo catartico gioco mortale, dà spazio a quel diffuso meccanismo alla base di ogni populismo, che propone soluzioni semplici per problemi complessi. Una miracolosa notte del giudizio che, nel film, sembra funzionare: il Paese è rinato e tutti santificano i Padri Fondatori dei nuovi gloriosi Stati Uniti d’America, attraverso preghiere adoranti. Alla fine, lo scotto da pagare consta solamente di un numero variabile di vite umane, vite ai margini, vittime sacrificali, perlopiù poveri senza casa, neri, emarginati. Insomma solamente quella parte della popolazione ai margini, inutile al progresso ma indispensabile alla costruzione di un equilibrio sociale (si noti il titolo originale: The Purge). Attraverso questa provocatoria tesi il regista sembra voler esprimere, e denunciare, il pensiero sopito, soffocato, inesprimibile dell’americano medio e forse oggi anche dell’italiano medio. Una tesi che viene contestata anche all’interno del film, per bocca dei telegiornali che registrano la cronaca degli eventi e del giovane secondogenito di James, che con l’ingenuità del ragazzino, ancora libero da deliranti anestesie sociali, si chiede il senso di tale violenza barbara. Violenza che il film mette in scena in modo equilibrato, privilegiando la tensione piuttosto che l’orrore. Un thriller che va a segno per un’ora intera, costruendo con attenzione contesti, relazioni, atmosfere e che, nella mezz’ora finale, non può che cedere qualcosa alle esigenze di genere. L’assalto al fortino porta in campo le forze del male (capeggiate da un inquietante Rhys Wakefield che sembra poter scomodare paragoni illustri, quali l’Alex il drugo di Arancia Meccanica o il joker del compianto Heath Ledger) contro quelle del bene che si troveranno schiacciate da una salvifica crisi di coscienza, con qualche non imprevedibile colpo di scena.
SCHEDA ESSENZIALE
Titolo originale: The Purge – Genere: thriller – Durata: 1h 25 – Regia: James DeMonaco – Cast: Lena Headey, Ethan Hawke, Rhys Wakefield, Max Burkholder, Edwin Hodge – Produzione: USA, Francia – Uscita: 1 agosto 2013