HOLY MOTORS
IN BREVE – Qualità: ★★★ – Ritmo: OO – Pubblico: cinefili*, cineamatori*
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Per il grande pubblico un film surreale e assurdo. Per la grande critica un capolavoro mondiale. Per me un film egocentrico e pretenzioso, spiazzante e imperfetto.
LA TRAMA
Monsieur Oscar è un uomo di mezza età. Il suo lavoro consiste nell’inserirsi nelle esistenze di altri, assumendo il volto e il ruolo di altri. Pochi minuti dedicati ad ogni identità, per essere motore di eventi di storie apparentemente scollegate tra di loro. Per ogni identità che assume, è supportato da un manuale di istruzioni, da un set di travestimento e da una fedele autista alla guida di una lussuosa limousine bianca che lo scarrozza per Parigi.
IL COMMENTO
Ci vuole coraggio, pazienza, e molta preparazione cinematografica per apprezzare questo film confuso, spiazzante, eccentrico. Una pellicola difficile, di passione cinefila, che racconta storie, raccoglie citazioni, stimola pensieri. Senza un ordine particolare e con un senso sfuggente, difficile a cogliersi. Il primo minuto del film rappresenta il pubblico di un cinema, immobile, silenzioso, “ipovedente”. Un pubblico molto più passivo di quello che assiste alle due ore successive, che bombardato da stranezze e provocazioni mormora, vocifera, sorride. Monsieur Oscar sembra essere un CoCoPro del fato, di un dio interventista o di un’onnipotente Company del futuro. Il suo lavoro consiste in appuntamenti, in cui assume sembianze diverse, attraverso perfetti e inquietanti travestimenti, con l’obiettivo di “fare succedere cose”. Nel primo appuntamento è una vecchia senzatetto, piegata a cercare l’attenzione e la benevolenza dei passanti. Il secondo appuntamento proietta Oscar in una tutina attillata in cui sembra essere appendice anonima di un servizio di piacere virtuale. Il terzo disturbante personaggio mangiafiori e mangiadita, sottrae la bellezza di Eva Mendes alle attenzioni di un set fotografico e alle luci della ribalta, per scoprire le putride fogne di Parigi, scenario di un improbabile amore tra la bella e la bestia. Monsieur Oscar torna poi nella vita normale, da genitore di una figlia sola a cui dedica le attenzioni di un breve tragitto cittadino. È poi assassino, più di una volta. Prima un regolamento di conti, in cui è vittima e al tempo carnefice, poi di un banchiere, oggetto ecumenico dell’odio mondiale. Ferito a morte, non muore mai. Mima la dipartita, divenendo il vecchio Logan, assistito sul letto di morte da una giovane donna sofferente, tassello consapevole di questa farsa. Sul tetto di un cadente grande magazzino Samaritaine è spettatore del suicidio di Kylie Minogue e del suo fidanzato, in memoria di un passato nostalgico mai più tornato. La giornata si chiude in famiglia, in un ruolo quasi ordinario, come padre di mamma e figlio scimpanzé. A notte fonda, la misteriosa autista della limousine riconsegna il veicolo e, con la maschera sul viso, torna nella propria impalpabile vita reale. Il bravissimo Denis Lavant (Oscar) sembra essere al servizio di un’entità superiore, di un grande e oscuro burattinaio. Oppure è semplicemente un buon impiegato, che vive la vita di altri dimenticandosi di sè. O forse Monsieur Oscar è solo lo strumento cinefilo per raccontare alcune archetipiche storie di grande personalità visiva. Alla fine della proiezione non è ben chiaro se si è visto un film d’autore o un blob confuso e inconcludente. Ma, con la fierezza di essere arrivato alla fine dei 110 minuti, si torna a casa con troppe domande aperte.
SCHEDA ESSENZIALE
Titolo originale: Holy Motors – Genere: drammatico – Durata: 1h 50 – Regia: Leos Carax – Cast: Denis Lavant, Edith Scob, Eva Mendes, Kylie Minogue, Elise Lhomeau – Produzione: Francia, Germania – Uscita: 6 giugno 2013