IL GRANDE GATSBY
IN BREVE – Qualità: ★★★(★) – Ritmo: OOO – Pubblico: cineamatori*, cinecuriosi*
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Un film luccicante e fascinoso, ma decisamente al di sotto dei due memorabili capolavori di Lurhmann.
LA TRAMA
Nella primavera del 1922, il giovane Nick Carraway si trasferisce a Long Island, in una villetta che confina con la villa delle meraviglie di Gatsby, un misterioso milionario che è solito organizzare feste memorabili e del quale si dice di tutto ma si sa molto poco. Cugino della bella e sofisticata Daisy Buchanan, moglie di un ex campione di polo, Nick viene a conoscenza del passato intercorso tra Daisy e Gatsby e si presta ad ospitare un incontro tra i due, a cinque anni di distanza. Travolto dal clima ruggente dell’età del jazz, da fiumi di alcol e dalla tragedia di un amore impossibile, Nick si scoprirà testimone, complice e disgustato, del tramonto del sogno americano (MyMovies)
IL COMMENTO
Un gran film o una mezza delusione? L’attesa era spasmodica. Baz Lurhmann ci aveva regalato due regie straordinarie con Romeo+Giulietta e Moulin Rouge: innovativi, passionali, appassionanti, strappalacrime. Questa produzione prevedeva un cast luccicante: il semprepiùbravo Di Caprio, l’eroepercaso Tobey Maguire, l’emergentefatale Carey Mulligan (splendida co-protagonista di Drive e di Shame). Tutto faceva pensare a un nuovo importante tassello di un’immaginaria e folkloristica trilogia sull’amore. E quindi? Beh, il cerchio si chiude, ma onestamente un po’ in calo. L’impianto è certamente solido. Lurhmann costruisce le scene con un tocco sempre personale e mai banale. Colori vividi, carrellate aeree, rapidi movimenti di macchina, scene barocche, musica a contrasto, grande personalità. Poco importa che ripeta se stesso, soprattutto se questo suo stile contribuisce a renderlo unico e a valorizzare ogni inquadratura. È bravo a presentare Gatsby che sembra già essere un mito (oltre che un enigma) prima ancora di apparire, anticipato dalla voce adulante del narratore protagonista Maguire, sospetto gay. La sua entrata è pomposa, frizzante, adorabile. Lo spettatore lo ama, dall’inizio alla fine. Sorretto da una grande interpretazione, Gatsby appare dapprima un torbido uomo di successo, per divenire poi romantico servo d’amore: il suo impero, tutto al servizio di una donna. L’amore è impossibile ma questa volta (diversamente dalle tragedie dei film precedenti) non è totalmente corrisposto. Lei piange lacrime vere, ma non osa stringersi in un abbraccio d’amore infinito. Lo spettatore segue, ma non servono fazzoletti. La passione è estetica, trasformata in ammirazione. E mentre si allungano oltremodo le premesse del film, la storia fatica a decollare e a rivelare il suo potenziale emotivo. Insomma, non un capolavoro, non una delusione. Un film da vedere, consapevoli della durata (2 ore e passa), del primato delle immagini e dei limiti di un film che si confronta con due opere gigantesche.
SCHEDA ESSENZIALE
Titolo originale: The great Gatsby – Genere: drammatico – Durata: 2h 22 – Regia: Baz Lurhmann – Cast: Leonardo DiCaprio, Tobey Maguire, Carey Mulligan, Joel Edgerton, Isla Fisher – Produzione: Australia, USA – Uscita: 16 maggio 2013