MUFFA
IN BREVE – Qualità: ★★ – Ritmo: O – Pubblico: cinefili*
TWEET
La muffa, di chi sopravvive a una tragedia familiare, e di chi sopravvive alla visione del film.
LA TRAMA
Basri è un uomo solitario, che appare totalmente distaccato dalla propria vita. Lavora come guardiano delle ferrovie, controllando ogni giorno a piedi chilometri di binari nel vasto paesaggio dell’Anatolia. Il suo unico figlio, Seyfi, è stato arrestato 18 anni prima e da allora nessuno ha mai più avuto notizie. Dopo la morte della moglie, Basri si è lentamente isolato dalla società. Ma nella sua vita c’è ancora una speranza, che lo spinge, due volte al mese, a scrivere petizioni alle autorità per avere notizie del figlio.
IL COMMENTO
Non tutto quello che funziona a livello letterario può pretendere di funzionare al cinema. Il regista stesso, alla sua opera prima e premiato a Venezia (Premio Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima) rivela di ispirarsi alle letture di Dostoevskij, quando nelle sue opere descrive con acume la solitudine, le nevrosi, i sensi di colpa, i dubbi, le malinconie che assalgono la coscienza umana. Ma il risultato non è certamente all’altezza. Nonostante il Premio a Venezia, il film risulta estremamente noioso e privo di uno spessore narrativo. Alla sintesi della trama riportata sopra dobbiamo aggiungere, per raccontare il film intero, una crisi epilettica, una tentata violenza, due interrogatori e un morto ubriaco. Il resto è deserto. Quotidiana e misera solitudine, accentuata da un paesaggio sperduto in una cittadina sperduta, in un contesto di totale privazione relazionale. Una regia estremamente abile nel raccontare il nulla o la muffa di un’esistenza che si è privata della vita, nell’attesa di un figlio vittima di un omicidio politico. Discreta, fedele, silenziosa la macchina da presa segue il vuoto abitudinario di Basri, uomo immobile nel volto e nel pensiero. Un vuoto che il pubblico percepisce benissimo. Ma “cui prodest”? Un racconto senza storia, una denuncia senza colpevoli, un dramma senza tragedia né emozioni. Un film che rappresenta un esempio assoluto della mia personale guerra alla critica intellettualistica che valorizza opere prive di talento, che non spiccano per alcun elemento formale né di contenuto. “Potevo farlo anch’io”. L’opposto, a mio avviso, del Cinema interiore.
SCHEDA ESSENZIALE
Titolo originale: Küf – Genere: drammatico – Durata: 1h 34 – Regia: Ali Aydin – Cast: Ercan Kesal, Muhammet Uzuner, Tansu Bicer – Produzione: Turchia, Germania – Uscita: 30 aprile 2013