LA FRODE
IN BREVE – Qualità: ★★★ – Ritmo: OOOO – Pubblico: cineamatori*, cinecuriosi*, cinepopcorn*
TWEET
Ritmo e tensione immorale in questo thriller in cui si tifa Gere.
LA TRAMA
Alla vigilia dei suoi 60 anni Robert Miller (Richard Gere), magnate della finanza, sembra essersi costruito una vita perfetta, tra famiglia e affari. Ha sotto di sé una famiglia felice, una moglie (Susan Sarandon), due figli e nipoti. E un impero finanziario di dimensioni grandiose. Ma niente è come sembra. Dietro alla rassicurante superficie spunta un’amante (una splendida e fragile Laetitia Casta), una frode multimilionaria e un omicidio colposo. Il mistero si fa fitto e la corsa contro il tempo brucia. Miller può vincere o perdere tutto. È solo una questione di tempo, e di soldi.
IL COMMENTO
Un perfetto uomo d’affari. Un marito perfetto. Un padre perfetto. Anche un amante perfetto. A Robert Miller piace fare le cose per bene. E, nel film, egli si impegna ad essere o sembrare il più bravo in tutto quello che fa. E anche se lo vediamo accanto alla moglie, in momenti di intima confidenza, e subito dopo lo troviamo a scambiarsi tenere e poi passionali effusioni con l’amante, riesce a risultare un buon marito e anche un buon amante. Mostrando tenere e sincere attenzioni per una e per l’altra. Anche la frode finanziaria che il fascinoso magnate architetta sembra essere un male necessario. Un pegno da pagare, se vuoi essere Robert Miller. Ma, nonostante questo suo abile equilibrismo, il suo castello è destinato a sgretolarsi pezzo dopo pezzo, mentre la fortuna sembra abbandonarlo. Potrà vincere o perdere tutto. In questa corsa alla sopravvivenza, che tiene alto il ritmo del film, lo spettatore si accorge di tenere per lui. Certo un uomo immorale, poco trasparente, falso. Ma non c’è in lui la malvagia perfidia dei cattivi, tipici del genere (penso al maligno Gordon Gekko di Michael Douglas in Wall Street). In fondo forse l’ha fatto per la famiglia, l’ha fatto perché non poteva non farlo, l’ha fatto in buona fede. E quando dovrà scegliere tra condannare se stesso o chi l’ha aiutato, saprà scegliere bene, riconciliando lo spettatore dalla colpa di averlo sostenuto. Ne esce peggio il detective, uno dei “non eroi” contrapposti a Gere. Lì si che lo spettatore si sente sdegnato per una prova in tribunale palesemente falsificata. La morale è che nessuno è perfetto? O che tutti sono un po’ marci e puzzolenti? O che tutto ha un prezzo? Forse la morale non esiste proprio e questo risulta un pregio per un film che non vuole insegnare ma semplicemente intrattenere. E che, con l’occasione, ne approfitta per misurare la nostra capacità di vergognarci ancora un po’ per la diffusa contemporanea degenerazione dei costumi.
SCHEDA ESSENZIALE
Titolo originale: Arbitrage – Genere: thriller – Durata: 1h 47 – Regia: Nicholas Jarecki – Cast: Richard Gere, Susan Sarandon, Brit Marling, Tim Roth, Laetitia Casta – Produzione: USA – Uscita: 14 marzo 2013