EDUCAZIONE SIBERIANA
IN BREVE – Qualità: ★★★ – Ritmo: OOO – Pubblico: cineamatori*, cinecuriosi*
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Bentornato Salvatores. Bentornato cinema italiano che non sembra italiano!
LA TRAMA
Nel sud della Russia, in una città divenuta una specie di ghetto per criminali, crescono Kolima e Gagarin, due bambini di dieci anni. Uniti da una profonda amicizia, ricevono gli insegnamenti da nonno Kuzja (John Malkovich). Imparano così il codice d’onore del clan e apprendono l’arte del furto, della rapina e l’uso delle armi. Divenuti grandi, le loro storie si dividono e i loro destini si allontanano per incrociarsi tragicamente alla fine del film.
IL COMMENTO
Il pubblico vociferava, insoddisfatto del ritmo e della trasposizione dal libro da cui nasce il film. Ma il film di Salvatores merita grande rispetto e un pizzico di ammirazione. Innanzitutto per l’idea di un cinema che racconta storie. Semplicemente storie. In secondo luogo per la capacità di creare film italiani tutt’altro che italiani. Film che guardano oltre, ragionano per simboli e trattano vicende universali. Già il fatto di alzare l’asticella del proprio orizzonte costituisce motivo di merito. E il film comunque colpisce sotto diversi punti di vista: musiche, fotografia, regia, interpretazione. Grande virtuosismo nel raccontare la storia di due giovani, cresciuti alla scuola del crimine. Il guru di casa è uno ieratico John Malkovich, gran “sacerdote”, che insegna rispetto per tutti, tranne che per polizia, governo, banchieri e usurai. Loro sì, è un dovere ucciderli. Alla scuola del crimine si impara ad apprezzare l’ordine che sostituisce lo Stato, si rifiutano le droghe e gli eccessi poiché non ha senso “possedere più di quanto il cuore possa amare”. Crescere alla scuola del crimine è avere già un po’ il destino segnato. Ma la vita offre sempre degli imprevisti. Ed è così che i due bambini, amici, adolescenti, da adulti si ritroveranno contro. Il principale difetto del film sembra essere legato all’assenza di emozioni forti. Non so se per scelta o perché così è, ma le emozioni sono contenute. Il rigore formale si accompagna al rigore educativo, che si trasforma nell’impossibilità di esprimere sentimenti profondi: un uomo non piange. E i bravi protagonisti maschili non piangono, soffrono in silenzio, con dignità e autocontrollo. Fin da piccoli. Solo Xenja, una giovane ritardata del “branco siberiano”, rivela l’immenso nei suoi occhi cristallini. A lei è dedicata la parte centrale del film che procede su tre piani differenti non sempre equilibrati, in un continuo gioco di rimandi e flashback che finisce per rompere un po’ il ritmo.
SCHEDA ESSENZIALE
Titolo originale: Educazione siberiana – Genere: drammatico – Durata: 1h 50 – Regia: Gabriele Salvatores – Cast: John Malkovich, Arnas Fedaravicius, Vilius Tumalavicius, Eleanor Tomlinson – Produzione: Italia – Uscita: 28 febbraio 2013