DIE HARD. UN BUONGIORNO PER MORIRE
IN BREVE – Qualità: ★ – Ritmo: OOOO – Pubblico: cinepopcorn*
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La serie Die Hard ormai si misura sulla quantità di proiettili utilizzati in scena. E questo vince indubbiamente su qualunque altro film.
LA TRAMA
Per John McClane non è mai tempo di riposarsi. Dopo aver scoperto che suo figlio è stato arrestato a Mosca e rischia l’ergastolo, il buon Willis si precipita in Russia per salvarlo, nonostante tra i due il rapporto non sia dei migliori. Qui scoprirà che suo figlio non è uno sbandato qualsiasi o una testa calda, ma un agente della Cia, impegnato in un’operazione per difendere il miliardario russo Kolarov, che conosce l’ubicazione di un misterioso file di enorme valore strategico. Per sopravvivere padre e figlio, divisi da antica ruggine, dovranno collaborare.
IL COMMENTO
Arrivati ormai al sesto lungometraggio della serie, è certamente compito dei produttori rimanere nel solco della tradizione, cambiando la storia ma cercando di mantenere quel “magico” equilibrio che ha portato al successo Die Hard e la sua figura più rappresentativa: il muscoloso “uno contro tutti” Bruce Willis. Ed è così che il quasi sconosciuto John Moore, autore di pochi e dimenticabili film, scodella un action movie rumoroso e militarizzato, dominato dall’immortale Willis, che alterna le solite prodezze da eroe con superpoteri a battute con vibrante sense of humor. Il risultato però è più modesto di un modesto sequel. La storia prende spunto dai vecchi cliché, rispolverando il nemico assoluto, la Russia. In mezzo a torbidi giochi di potere e di avidità (“è sempre per soldi”) si arriva a ricostruire il disastro di Cernobyl e a immaginare un commercio internazionale di uranio. Ma non si è abituati a misurare questi film dalle storie, quanto dal ritmo e dalla capacità di emozionare. E anche in questo il film fallisce miseramente. I primi 40 minuti sono un quasi ininterrotto fiume di proiettili, degni di una intera guerra mondiale, sparati in gran parte da uomini ed elicotteri. E per tutto il film dominano la scena le armi, le vere protagoniste di un action militare che ricorda in tutto e per tutti i più diffusi sparatutto da console. In mezzo a questa grande sparatoria c’è spazio solo per qualche battuta di spirito e per la stucchevole e inutile dinamica padre-figlio: “Perché papà mi hai abbandonato, non ti chiamo più papà!”, “Figliolo ho sbagliato, ma devi mettere la testa a posto!”, “Il pericolo ci ha uniti. Siamo sempre in tempo per recuperare!”. Non sono citazioni, ma riletture di questo tema “l’assenza del genitore” che fa da traccia alle relazioni di buoni e cattivi, con momenti perfino di intima e ilare confidenza e conciliazione. Davvero troppo. E anche laddove il film avrebbe almeno potuto stupire (ovvero in tema di riprese e scenari spettacolari), esso fallisce, accontentandosi di città, palazzi e periferie quasi sempre già viste, perdendo la sfida anche con i mondi e le missioni impossibili delle produzioni concorrenti.
SCHEDA ESSENZIALE
Titolo originale: A good day to die hard – Genere: azione – Durata: 1h 37 – Regia: John Moore – Cast: Bruce Willis, Jai Courtney (Jack Reacher) – Produzione: USA – Uscita: 14 febbraio 2013