LINCOLN
IN BREVE – Qualità: ★★★(★) – Ritmo: OOO – Pubblico: cineamatori*, cinecuriosi*
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Da Spielberg un film molto americano, nella retorica della patria e dell’eroe: una vera e propria santificazione del 16° Presidente degli Stati Uniti. Qualche perplessità per il taglio politico e teatrale di gran parte del film. La candidatura sì, l’Oscar no.
LA TRAMA
Lincoln (un Daniel Day-Lewis in grandissima forma), il primo Presidente repubblicano e il 16° Presidente degli Stati Uniti d’America, si trova ad affrontare la guerra civile scoppiata a causa della rivolta degli Stati del sud dell’Unione federale, stati ad economia prevalentemente agricola, in gran parte dipendenti dall’istituto della schiavitù. Lincoln, alla guida del Paese, cercherà di riportare la pace, preservare il futuro dell’Unione federale e abolire la schiavitù in tutto il paese. Il film si concentra sui fatti occorsi dal gennaio del 1865 fino alla metà di aprile dello stesso anno, quando i negri (così chiamati durante tutto il film) torneranno a essere liberi e quando il Presidente verrà assassinato.
IL COMMENTO
I soldati al fronte recitano i discorsi del Presidente, al suo cospetto, come fossero poesie. I suoi discorsi sono come parabole e la missione a cui è chiamato sembra quella di Mosé per la liberazione di un popolo. Il Presidente Lincoln è certamente una delle figure più celebrate nella storia americana. Non solo ha liberato l’America dalla guerra civile, ma anche dalla schiavitù, cambiando il corso della storia nazionale e mondiale. In queste due ore e mezzo Spielberg ci racconta, esaltandolo, l’uomo e il Presidente. Accenna ai suoi rapporti familiari, alle tensioni con la moglie (una convincente Sally Field) e con il figlio maggiore, all’affetto del figlio minore e alla naturalezza con cui Lincoln sembra animare una famiglia e al tempo stesso una nazione. Secondo Spielberg, un grande uomo e un grande Presidente, capace di guardare oltre l’interesse privato e di prendere decisioni controcorrente ma cruciali per l’America di ieri e di oggi. Poco importa se la strada verso l’uguaglianza è lastricata di corruzione, compravendita di voti, promesse elettorali, sotterfugi, mediazioni e spietati calcoli politici. Il fine giustifica i mezzi. Anche se il costo è pagato in vite umane, si tratta pur sempre del male minore. Lo spettatore è accompagnato verso questa conclusione e non può che condividerla, così per come è posta. Anche se, applicando la stessa “guerriglia” politica ai nostri giorni, si arriverebbe a pericolose conclusioni. Il film è stilisticamente molto riuscito. Un po’ desaturato nei colori, splendidamente illuminato, con luci che sottolineano le scene, i protagonisti e le loro emozioni. Non siamo di fronte però a un capolavoro e forse nemmeno a un film che si possa meritare 12 Oscar. È una buona prova, con due difetti a mio parere evidenti: l’eccessiva retorica, che pervade ogni discorso e lascia troppo spazio alle luci e troppo poco alle ombre del personaggio; e la scelta di concentrarsi principalmente sugli eventi politici che hanno portato all’abolizione del XII emendamento, contro la schiavitù. Poca guerra, troppa politica. Poca azione, troppi interni. Poca storia, troppa retorica. Dei limiti che sono però, senza dubbio, una scelta consapevole di regia. Gli Americani brinderanno certamente al successo del film e al felice ritorno dello Steven nazionale.
SCHEDA ESSENZIALE
Titolo originale: Lincoln – Genere: storico/biografico – Durata: 2h 30 – Regia: Steven Spielberg (Indiana Jones, Schindler’s list, Prova a prendermi) – Cast: Daniel Day-Lewis, Sally Field, Tommy Lee Jones, Joseph Gordon Lewitt) – Produzione: Usa, India – Uscita: 24 gennaio 2013