LA SPIA
IN BREVE – Qualità: ★★★ – Ritmo: OOO – Pubblico: cinefili*, cineamatori*, cinecuriosi*
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Un addio malinconico per Philip Seymour Hoffman, che lascia la scena con questo thriller introspettivo, che racconta il fallimento professionale e umano di un uomo. Lo rimpiangeremo.
LA TRAMA
Ad Amburgo e all’indomani degli attentati terroristici dell’undici settembre, Issa Karpov, un povero diavolo di origine russo-cecena, approda nel porto deciso a recuperare il denaro che suo padre, uno spietato criminale di guerra, ha accumulato impunemente. Allertati i servizi segreti tedeschi e americani, spetta a Günther Bachmann (Philip Seymour Hoffman) scoprire se Issa Karpov è un innocente coinvolto in una storia più grande di lui o un pericoloso terrorista pronto a fare esplodere Amburgo. Cinico e deluso col vizio dell’alcol e della solitudine, Bachmann non può sbagliare e deve riscattare un passato e un fallimento pesante. Costretto suo malgrado a lavorare con un agente americano, con cui sembra nascere un’intesa sentimentale e professionale, Günther Bachmann è deciso a distinguere il bene dal male e a consegnare alla giustizia soltanto i cattivi, quelli che si nascondono dietro una mitezza e una filantropia di facciata.
IL COMMENTO
Una fine triste per Phillips Seymour Hoffman. Non poteva scegliersela, probabilmente non era nemmeno programmata. Ma uno dei più grandi attori degli ultimi tempi lascia questo mondo con un film rassegnato, cinico e pessimista. La sua presenza si nota: lascia il segno e domina la scena con quel suo fare naturale, sommesso, nervosamente tranquillo. Una potenza espressiva che hanno i migliori, e che Seymour Hoffman qui conferma. Ma non mi pare il caso di fare celebrazioni del film né tanto meno di speculare con tempismo morboso nel promuoverlo. È una buona interpretazione, in un buon film. E qui ci fermiamo. Un thriller misurato, che non tiene incollati allo schermo (come si legge su Time) e nemmeno una straordinaria lezione di recitazione (come si legge su Rolling Stone). Un buon prodotto, forse migliore di tanti. Al centro la lotta contro il terrorismo che da alcuni, viene portata avanti con umanità, rigore e lungimiranza, mentre da altri viene condotta con colpevole superficialità, che impedisce di minare le fondamenta dell’estremismo islamico. Come dire, si accontenta di catturare i pesci piccoli e di celebrare l’arresto di vittime sacrificali designate. Nella caccia all’uomo che il film mette in scena, si affrontano tematiche di grande attualità. Da un lato il pregiudizio e la diffidenza verso la razza, che oscura la verità e porta a considerare terrorista qualunque uomo in odore di Islam. Dal lato opposto l’accoglienza caritatevole e umana, che spinge ad accogliere il diverso, fino a perdere l’obiettività. Due modi di pensare che, sui temi caldi dell’immigrazione, molto attuali anche in Italia, portano le persone al conflitto, in uno sterile scontro ideologico.
SCHEDA ESSENZIALE
Titolo originale: A most wanted man – Genere: thriller – Durata: 2h02 – Regia: Anton Corbijn – Cast: Philip Seymour Hoffman, Robin Wright, Rachel McAdams, Willem Dafoe, Daniel Bruhl – Produzione: Germania, Gran Bretagna – Uscita: 30 ottobre 2014