LA TRATTATIVA
IN BREVE – Qualità: ★★★(★) – Ritmo: OOO – Pubblico: cineamatori*, cinecuriosi*
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Proprio lì, sotto il naso. Tra verità e certezze. Tutti lo sanno, ed è incredibile sentirselo raccontare.
LA TRAMA
Sabina Guzzanti, con “La trattativa”, svela il più grande squallore della storia della seconda repubblica, le concessioni dello stato alla mafia in cambio della cessazione delle stragi. La sfida non è semplice: come dare vita a pile e pile di libri? Come convertire articoli, verbali, ore e ore di registrazioni di sedute processuali in una storia? La risposta sta proprio in quell’operazione di quarantaquattro anni fa, manifestando esplicitamente la recitazione, e con essa, la natura dei personaggi e dei contesti per non perdere la presa sul pubblico, informando senza impegno, perché tutti dovremmo sapere quello di cui si sta parlando. Anzi, tutti abbiamo il diritto di riflettere sui dubbi, sulle ambiguità e sulle inscalfibili certezze di ciò che ci gravita intorno, lo dobbiamo in ragione dell’egemonia intellettuale in nostro possesso. Perché il docufilm su cui si dispiega “La trattativa” vorrebbe essere un film di finzione, si. Ma dove tutto potrebbe essere (è) maledettamente vero (MyMovies).
IL COMMENTO
Politici, spie, agenti dei servizi segreti, alti ufficiali, magistrati, massoni. La storia della trattativa tra stato e mafia coinvolge tutte le più alte cariche istituzionali colluse con la potente frangia malavitosa del nostro paese. Opera destinata per natura allo scandalo, “La trattativa” offre una visione a tutto tondo su cosa sia successo e su cosa si presume sia successo (verità obiettive e supposizioni sono doverosamente distaccate e sottolineate) in Italia negli ultimi venticinque anni. Presentato fuori concorso a Venezia71 e accolto tra gli applausi, il settimo lungometraggio della Guzzanti è dunque un ulteriore passo avanti rispetto alla pur ammirevole inchiesta giornalistica di “Draquila” (dove struttura e messa in scena appaiono considerevolmente differenti). Il documentario si fonde con la finzione, il dramma con l’ironia più aspra, propria della satira politica. Le ricostruzioni teatrali tanto care al metodo-Petri si arricchiscono di disegni animati, immagini di repertorio, interviste e citazioni cinefile (“Salvatore Giuliano” di Rosi). Il gruppo di attori teatrali, capitanati dalla stessa regista nelle veci di Volontè, rende il racconto fluido, aperto a interpretazioni, senza mai svoltare in un vicolo cieco. Il binomio tra finzione e documentario è imprescindibile perché l’una arriva dove l’altro non può arrivare e viceversa. In particolare, la finzione permette di approfondire il contesto etico e politico eludendo la verità oggettiva, sfruttando, inoltre, i meccanismi della satira (le figure caricaturali di Massimo Ciancimino e del giudice Caselli). Dall’altra parte, l’attività documentaristica impone la reminiscenza e la necessità di informare, consolidando le ragioni dell’analisi critica. Accusato da alcuni critici di voler propinare forzatamente la verità allo spettatore e di non mettere mai in dubbio la sua tesi, “La trattativa” è, per contro, un lavoro onesto e necessario, forse il più riuscito della Guzzanti, capace di rappresentare un fenomeno di enorme proporzioni attraverso una messa in scena fruibile da tutti, senza solipsismi e tecnicismi (MyMovies).
SCHEDA ESSENZIALE La trattativa – Genere: docufiction – Durata: 1h48 – Regia: Sabina Guzzanti – Cast: Enzo Lombardo, Sabina Guzzanti, Sabino Civilleri, Filippo Luna, Franz Cantalupo – Produzione: Italia – Uscita: 2 ottobre 2014