BELLUSCONE, UNA STORIA SICILIANA
IN BREVE – Qualità: ★★★(★) – Ritmo: OOOO – Pubblico: cinefili*, cineamatori*, cinecuriosi*, cinepopcorn*
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Già si parla di censura per questo film “assoluto” sull’era berlusconiana popolato da una pletora di cantanti neomelodici, massimi rappresentanti dell’altra umanità italiana. Un film di valore antropologico, per ridere e disperarsi.
LA TRAMA
Franco Maresco, il regista palermitano di “Cinico Tv” e di alcuni straordinari film, da Lo zio di Brooklyn a Il ritorno di Cagliostro, dopo la separazione dal socio Daniele Ciprì, ha deciso di raccontare la storia d’amorose corrispondenze tra Silvio Berlusconi e la Sicilia. Un viaggio “in solitaria” tra costume e politica, musica di piazza e cultura mafiosa, finanza e televisioni private.
IL COMMENTO
Questo è Belluscone. Una storia siciliana, un film già di culto. Un’opera straordinaria, intimamente wellesiana, un F for Fake palermitano, divertente e tragico. Un giro nell’ottovolante dell’assurdo siciliano e italiano. Sublime, una delle cose più sorprendenti e potenti del cinema italiano (ma Maresco ne ha mai fatto parte?) degli ultimi tempi. Ma anche il film più bello dell’attuale Mostra di Venezia. Belluscone. Una storia siciliana è anche un film divertentissimo, sorretto da un’intelligenza sopraffine (e crediamo che molte siano le sue possibilità anche commerciali). Ma è anche un film complesso e stratificato. È un film politico ma non perché parla di Berlusconi e delle compromettenti relazioni con il sistema mafioso, e neanche perché accenna a una continuità tra ieri e oggi, come dimostra il repertorio della comparsata televisiva di Renzi nel programma televisivo “Amici”, già visto mille volte, ma qui eclatante nel suo essere manifesto di una progressione culturale. È un film politico perché parla degli italiani e dell’Italia, un film su di noi e per noi, se solo avessimo il coraggio di vedere quel che siamo, seppure deformati nei volti assurdi dei personaggi freaks di Maresco. Belluscone è anche un film sul cinema che non si può più fare, sulla libertà artistica che si tenta di governare, sulla memoria che si vuole manipolare, sulla rimozione che non smette di agire, sulla solitudine di chi parla contro il coro, sulla cultura mafiosa che si pensa di folklore, sulla televisione che ha devastato l’immaginario nazionale, sulla musica popolare che piace e confonde, sui giovani e la tecnologia, sui vecchi e l’omertà… Il primo incontro con questi oggetti non identificati è sempre emotivo. Si intuisce di essere innanzi a qualcosa di strano, di diverso, di importante. Lo si coglie e lo si fa sedimentare. E il coraggio arriverà più tardi, quello di capire, di meglio analizzare, facendo spazio nel puzzle rigogliosissimo di materiali cinematografici diversi, esempio di una libertà compositiva assoluta. Ora, storpiando Celine, vorremmo dire a Maresco, se ci potesse leggere da un posto che non conosciamo, laggiù dove si è nascosto, che dopo aver visto questo il suo film non saremmo più, ne siamo certi, tanto freddi, cialtroni, volgari come gli altri, per quel tanto di gentilezza e di sogno che ci ha regalato nel corso di questo viaggio nel suo universo e immaginario, che è anche il nostro, perché se guardando un film non si ha la sensazione che qualcosa ci ri-guardi, è inutile perdere il tempo con il cinema (MyMovies).
SCHEDA ESSENZIALE
Titolo originale: Belluscone. Una storia siciliana – Genere: grottesco – Durata: 1h35 – Regia: Franco Maresco – Produzione: Italia – Uscita: 11 settembre 2014