I CORPI ESTRANEI
IN BREVE – Qualità: ★★★ – Ritmo: OOOO – Pubblico: cinefili*, cineamatori*
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Il dolore viscerale di un padre, soffocato nell’intimo di Filippo Timi, interprete di una non storia.
LA TRAMA
Antonio (Filippo Timi) è il padre di Pietro, un bimbo di un anno, malato di cancro. Giunto dall’Umbria a Milano, per garantirgli le migliori cure, Antonio rimane notte e giorno in ospedale, seguendo in ogni momento l’evoluzione delle cure e della malattia, in costante contatto telefonico con la moglie, rimasta a casa. In ospedale entra in contatto con Jaber, adolescente tunisino in ospedale per far visita ad un amico, affetto dalla stessa malattia. Mentre Jeber prova a creare una relazione con Antonio, cercando compagnia e solidarietà, quest’ultimo sembra rifiutare ogni contatto, distante per cultura, religione ed età.
IL COMMENTO
Il dolore incontenibile, disperato, rancoroso di un padre con un neonato malato di cancro è tutto nell’interpretazione di Timi, uno degli attori contemporanei italiani tra i più credibili. A dire il vero, tutto l’incommensurabile turbinio dei sentimenti laceranti è affidato soprattutto all’immaginazione dello spettatore. Questo è uno di quei film in cui non succede quasi nulla, e in cui le emozioni sono celate nel profondo dell’anima. Alla regia e agli attori spetta il compito di costruire la storia attraverso dettagli, piccoli eventi, brevi conversazioni. Per chi guarda, la possibilità di immaginare, di interpretare, di soffrire. O, al contrario, lo sforzo per rimanere attento, sveglio, coinvolto. Timi è presente, protagonista, discreto e ingombrante al tempo stesso. È lui che, durante interminabili silenzi, culla il giovanissimo malato, è lui che non si allontana quasi mai dalla camera di sofferenza, è lui che rifiuta ogni contatto con gli altri, oltremodo estranei. Da un lato colpevoli semplicemente di esistere, incapaci di comprendere il suo dolore, di offrire una risposta al suo dramma, di cambiare il calvario della carne della sua carne. Da un altro lato colpevoli di essere di un’altra razza, lontani dal suo mondo, nonostante la condivisione di un dolore simile. Corpi estranei. Il film ci presenta due modi di vivere il dolore, due modi di vivere la speranza, la fede, la preghiera. Timi bestemmia, a volte prega perché così sa che in molti fanno, ma senza metterci l’anima. Egli rifiuta la vicinanza fisica e religiosa dell’umanità musulmana, rappresentata dal giovane Jeber, l’altro protagonista del film, che vorrebbe aiutarlo, assetato dal bisogno di contatto, pronto a sperare anche nella guarigione del piccolo Pietro. Il film è costruito sul silenzio, o sul rumore degli oggetti e delle piccole azioni claustrofobiche e quotidiane. In questo mondo d’ospedale, c’è l’angusto spazio per la relazione tra diversi. Una relazione quasi inesistente, e poco disposta ad evolvere. Al termine della via crucis rimane solo l’ombra del riscatto. E anche in questo caso, tocca a noi immaginare una nuova consapevolezza umana, capace di trasformare il pregiudizio in solidarietà. Il film la suggerisce, non la dimostra.
SCHEDA ESSENZIALE
Titolo originale: I corpi estranei – Genere: drammatico – Durata: 1h38 – Regia: Mirko Locatelli – Cast: Filippo Timi, Jaouer Brahim, Tijey De Glaudi, Gabriel De Glaudi, Dragos Toma – Produzione: Italia – Uscita: 3 aprile 2014