STORIA DI UNA LADRA DI LIBRI
iN BREVE – Qualità: ★★(★) – Ritmo: OO – Pubblico: cineamatori*, cinecuriosi*
TWEET
Un titolo curioso e un trailer pomposo dissimulano un film di scarsa magia e sostanza.
LA TRAMA
Liesel Meminger è una fragile ragazzina, provata dalla morte del fratellino e dall’abbandono della madre. Accolta in famiglia dalla scorbutica e spigolosa Rosa Hubermann e da suo marito Hans, Liesel riesce a ritrovare un equilibrio affettivo, imparando presto a volere bene ai suoi nuovi genitori. Nel difficile contesto tedesco, negli anni dell’ascesa del nazismo e degli orrori perpetrati agli ebrei, Liesel, dopo aver imparato a leggere e scrivere, scopre anche il piacere dei libri, sottratti di nascosto al rogo della cultura voluto dai tedeschi. Nonostante i controlli di un regime violento e asfissiante, gli Hubermann decidono di dare ospitalità ad un giovane ebreo che nascondono nella loro cantina. Un gesto di grande umanità che li porterà a mettere in pericolo la vita propria e della piccola Liesel.
IL COMMENTO
Faceva ben sperare questo film, tratto da un best seller letterario. Un titolo ricco di suggestione, capace di solleticare l’amore viscerale di molti per i libri e la cultura. Un trailer denso di eventi, supportato da due grandi attori, Geoffrey Rush (Premio Oscar per Shine) e Emily Watson (l’indimenticabile protagonista de Le onde del destino) e da vibranti super come: “Lascia senza respiro” o “Splendido”. Alla prova dei fatti c’è ben poco da ricordare. Un’ambientazione curata, una trascinante colonna sonora melo (del pluripremiato John Williams) che supporta tanto gli eventi privati quanto quelli storici (sono gli anni dell’affermazione e del declino nazista), e le buone interpretazioni di attori blasonati e non. Tanto materiale strappalacrime che avrebbe potuto mettere alla prova il cuore di molti. Ma la scintilla non scatta. Il film sconta, per tutta la sua durata, una sorta di falsa empatia. Si ha la sensazione di un drammone costruito a tavolino, nel quale i visi innocenti dei bambini avrebbero dovuto acutizzare le emozioni, mentre mamma e papà adottivi ed evolutivi avrebbero dovuto abilmente stimolare riflessioni relazionali e schieramenti emotivi, il tutto condito, nelle intenzioni, dall’ecumenica condanna dei cattivi e spietati nazisti, funzionale a morali rassicuranti. Nel libro forse ha funzionato. Nel film è tutto troppo finto, quasi fosse una produzione Disney con i ruoli predefiniti, dove anche i morti hanno in fondo una bella cera. E, nonostante i fatti, la “polpetta” patinata è anche piuttosto noiosa, tra sussurri, stereotipi e scantinati. I giovani protagonisti fanno simpatia ma sono poco credibili, mentre gli adulti seguono binari monodimensionali, senza che si riesca a percepirne la verità del profondo. Apre e chiude il film Madame Morte, che discorre sulle contraddizioni degli uomini. Quel poco di poesia umana, letteraria e affettiva, se c’è, è offuscata dalla finzione.
SCHEDA ESSENZIALE
Titolo originale: The book thief – Genere: drammatico – Durata: 2h10 – Regia: Brian Percival – Cast: Geoffrey Rush, Emily Watson, Sophie Nélisse, Ben Schnetzer, Nico Liersch – Produzione: USA, Germania – Uscita: 27 marzo 2014