DEVIL’S KNOT. FINO A PROVA CONTRARIA
IN BREVE – Qualità: ★★(★) – Ritmo: OOO – Pubblico: cineamatori*, cinecuriosi*
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La storia vera di un orribile fatto di cronaca nera, raccontato con passione e un po’ di superficialità, che ne fanno più un film di genere, che d’autore.
LA TRAMA
A West Memphis, una piccola cittadina dell’Arkansas, si consuma un orribile delitto. Il pomeriggio di un giorno di maggio dell’anno 1993, tre bambini usciti insieme a giocare, scompaiono improvvisamente senza lasciare tracce. Il giorno seguente, dopo che l’intero paese viene coinvolto nella ricerca, al fianco della polizia, vengono scoperti i corpi dei tre, seviziati e uccisi. Si scatena così la caccia al colpevole che porta all’arresto e alla condanna (a morte e all’ergastolo) di tre giovani (due dei quali minorenni), sospettati dell’omicidio ma incastrati da fragili indizi. Ma non tutti credono a questa versione dei fatti.
IL COMMENTO
Una storia drammatica, un thriller (quasi) emozionante, un’indagine piuttosto appassionata. Tutto questo è Devil’s knot, un discreto film basato su una storia vera. Un caso di cronaca nera, con annesso una lunga disputa legale che ha sconvolto l’America portando in carcere tre presunti innocenti o presunti colpevoli, a seconda da dove la si guardi. Denunciato da ben 4 documentari, il caso dei West Memphis Three ha messo in crisi la giustizia americana (peraltro non nuova a clamorosi errori giudiziari), che ancora oggi si trova senza un colpevole per un orrendo crimine perpetrato ai danni di tre bambini innocenti. Se il fatto ha lasciato il segno tra l’opinione pubblica americana, non altrettanto si può dire di questo film che non eccelle in nessuno dei generi cinematografici che incrocia. Superficiale il racconto drammatico, poco intenso il thriller, freddo e scontato il legal movie. I fatti sono però molto crudi: impressiona la violenza reale sulle giovani vittime, la forza dirompente di una tragedia sulle famiglie coinvolte, il ruolo dell’opinione pubblica nel portare troppo presto all’individuazione dei responsabili dei delitti. Fatti che non sono molto distanti da quanto avviene anche in Italia: Garlasco, Erba, Cogne, sono solo alcuni dei luoghi che hanno di recente visto consumarsi efferate tragedie, spettacolarizzate nei programmi televisivi, capaci di attrarre l’attenzione costante, puntuale e a volte morbosa dell’opinione pubblica. In questi casi ognuno di noi è troppo spesso spinto ad emettere sentenza, giudicando innocente o colpevole in base alle poche righe lette o ai minuti di trasmissione seguiti. Un istinto forse naturale ma davvero insano, che nel film porta a condannare degli innocenti, facilmente attaccabili per il proprio trascorso poco istituzionale. Egoyan prova a riflettere su questo, pur senza trovare una via credibile alla costruzione di un film di valore autoriale, rimanendo in superficie del complesso racconto sulla costruzione del mostro da prima pagina. Per il mondo contemporaneo rimane però imprescindibile la riflessione sul tema. Poiché se è vero che qualunque violenza sui bambini è orribile e condannabile senza alcuna pietà, è pur vero che la condanna di (vuoi pure discutibili) innocenti, e la distruzione delle loro vite, non è giustificabile ai fini di un’ecumenica medicina tranquillante o di un catartico lavaggio di coscienza.
SCHEDA ESSENZIALE
Titolo originale: Devil’s Knot – Genere: drammatico – Durata: 1h54 – Regia: Atom Egoyan – Cast: Reese Witherspoon, Colin Firth, James Hamrick, Seth Meriwether, Dane DeHaan – Produzione: USA – Uscita: 8 maggio 2014