BABY DRIVER. IL GENIO DELLA FUGA
IN BREVE : Qualità: ★★ – Ritmo: OOO – Pubblico: per molti (cinecuriosi, cinepopcorn) – Affinità: maschile
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Una collezione di rapine alla Grand Theft Auto. Guida virtuosa, modello ripetitivo, appeal adolescenziale. Ben poca cosa.
LA TRAMA
Baby è l’autista designato di una banda di criminali, guidati da Doc (Kevin Spacey). Rapina dopo rapina, è sempre lui ha mettere in salvo la pelle di tutti e la refurtiva. Guida con sangue freddo e talento da pilota, chiuso nel silenzio del suo passato doloroso e isolato dal mondo con la musica alta nelle orecchie.
Baby non è un vero criminale e vorrebbe staccarsi dal suo mentore che lo tiene legato a sé per un debito passato. Quando si innamorerà di una cameriera di un fast food, cercherà il coraggio e la forza di ribellarsi e di immaginare un futuro migliore.
IL COMMENTO
Ansel Elgort è Baby Driver. Nel 2014 è stato il protagonista di Colpa delle Stelle, dove si è distinto per l’interpretazione delicata e commovente di un malato terminale.
In Baby Driver Ansel vira verso il monocorde, nascondendo la sua capacità espressiva dietro ad un paio di occhiali e di cuffie, che scandiscono il tempo della sua giornata. Il suo personaggio vorrebbe forse dare spessore ad un film che fatica ad uscire dai canoni di genere.
Così, tra gli accenni a una storia triste e di riscatto che rimane solo un tentativo, il “genio della fuga” ripropone lo schema consueto della banda criminale, con boss imperturbabile, interpretato da un appesantito Kevin Spacey. Al suo soldo un manipolo di delinquenti di variabile inconsistenza, magistralmente copiati da centinaia di copie di copie di delinquenti.
Rapine, briefing organizzativo, scaramucce di gruppo, violenza semigratuita, suspense moderato. La ricetta rimescolata di Baby Driver risiede nel mistero e nel talento del giovane Baby, poco più che maturo, molto più di un pilota. Cuore d’oro, poche parole, grande coraggio.
È lui l’arma segreta del buon Kevin che gli dona fiducia e continuità, rendendolo insostituibile. Mentre il mistero si svela in tempi brevi, il modello narrativo si ripete nel film, prolungandosi oltre modo con modeste variazioni sul tema, con brevi intervalli romantici, facili ironie e sogni in bianco e nero (finto vintage).
Le prodezze al volante di Baby sono il cuore del film e l’occasione per mostrare i motori, le ruote, le marche sponsorizzate e per catturare l’attenzione di un pubblico basico, cresciuto a pane e Grand Theft Auto.
Mentre la musica scandisce il tempo con fiero protagonismo, i cattivi si incattiviscono per aggiungere dramma alla storia e nuovi tasselli al gioco degli stereotipi del furto. Proprio allora, a un passo dal riscatto, arriva l’ultima rapina, quella che il pubblico grida commosso di non fare. E mentre la “geniale” scrittura impone l’ineludibile, mettendo in scena il gran finale, si alimenta dolore, giustizia e tenerezza: povero candido Baby Driver, certo non se lo meritava…
Edgar Wright vorrebbe forse reinventare il crime movie, mescolando azione, commedia e buoni sentimenti, alla maniera contemporanea. Ma fa ben poco per emergere dal coro.
L’estate è finita, è tempo di bei film. Torniamo a sperare nell’imprevedibile cinematografico, che certamente ci toccherà cercare altrove (pubblicato su ilsussidiario.net).
SCHEDA ESSENZIALE
Titolo originale: Baby Driver – Genere: azione – Durata: 1h53 – Regia: Edgar Wright – Cast: Ansel Elgort, Lily James, Jamie Foxx, Jon Hamm, Jon Bernthal, Kevin Spacey – Produzione: USA (Warner Bros) – Uscita: 7 settembre 2017