ALLACCIATE LE CINTURE
IN BREVE – Qualità: ★★ – Ritmo: OOO – Pubblico: cinecuriosi*, cinepopcorn*
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L’opera in questo caso scadente di un grande regista di Cinema che oggi si trova a imitare la fiction televisiva.
LA TRAMA
Nell’arco di tredici anni, a partire dai duemila, in una Lecce che scopre il piccolo grande boom economico pugliese, due giovani autoctoni (agli antipodi per estrazione sociale, convinzioni ideologiche, aspirazioni e frequentazioni) si odiano, si amano, si tradiscono, fanno esperienza del dolore e dell’ombra della morte, insomma vivono (…). Si incontrano e si scontrano in una giornata di pioggia, sotto la pensilina densamente affollata di una fermata dell’autobus. Scatta la scintilla che lavora sui contrari, che tanto si sa poi si attraggono. E così sarà. Elena e Antonio, contro il loro stesso ambiente, si innamoreranno e dovranno sostenere le prove della vita e soprattutto quelle della malattia che colpirà lei tredici anno dopo il loro primo incontro. Ospedali, sedute di chemioterapia, capelli che cadono, magrezza insana, occhi segnati… Ma all’improvviso le frecce lineari del tempo sembrano convergere forzandosi a disegnare un cerchio (MyMovies).
IL COMMENTO
Siamo a Lecce, ma il cast parla fastidiosamente in romano. Ecco un primo segnale, negativo, che porta lo spettatore a dubitare fin da subito di questa commedia, sulla carta, d’autore. Lo stesso autore de “Le fate ignoranti”, “La finestra di fronte” o “Il bagno turco”. Ebbene sì, proprio lui. Autore innovativo, personale, provocatorio, inconfondibile. In questa sua ultima fatica dimentichiamo l’autore e riconosciamo lo stile di molta fiction italiana, costruita su luoghi comuni, battute da avanspettacolo, sorrisi scontati e personaggi caricaturali. Con la sola differenza che, in questo caso, gli interpreti cercano di dare il massimo, pur con alterni risultati. Colpisce la struttura narrativa, che incontra il dramma senza mai abbandonare la commedia scontata. Colpisce la descrizione dei personaggi, poco più che stereotipi, interpretati da diversi attori compromessi dalle esperienze televisive che ne minano la credibilità. Colpiscono i dialoghi e le loro morali, tanto fintamente naturali quanto banali anche quando coinvolgono i bambini. Colpisce anche il tempismo (ma è certamente una coincidenza) con cui, dopo l’affermazione tv di “Braccialetti rossi”, anche questo film affronti la malattia mescolata al sorriso buonista (non basta certo il racconto drammatico della malattia ad elevare la qualità del film). Colpisce perfino la colonna musicale che alterna brani interessanti ai classici contrappunti da commedia che alleggeriscono il già leggero miscuglio. Trovo allarmante constatare come sia stato il cinema, in questo caso, ad aver seguito la via della fiction e non viceversa. Se questo è il risultato, si rispetti un minuto di silenzio per il cinema italiano.
SCHEDA ESSENZIALE
Titolo originale: Allacciate le cinture – Genere: commedia – Durata: 1h50 – Regia: Ferzan Ozpetek – Cast: Kasia Smutniak, Francesco Arca, Filippo Scicchitano, Francesco Scianna, Carolina Crescentini, Elena Sofia Ricci, Carla Signoris, Paola Minaccioni – Produzione: Italia – Uscita: 6 marzo 2014