SPIRA MIRABILIS
IN BREVE : Qualità: ★★ – Ritmo: O – Pubblico: per pochissimi (cinefili) – Affinità: femminile/maschile
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Una lunga tortura che porta ad un cinema concettuale, metafisico e autoreferenziale. La sala (a Venezia, film italiano in concorso) applaude ma, con un’opera del genere, il mondo non cambia di una virgola. La locandina è decisamente la cosa migliore del film.
LA TRAMA
La comunità del Cheyenne River Reservation Camp, in South Dakota, celebra il funerale di un anziano che ha lottato per l’indipendenza e il riconoscimento dei diritti civili dei nativi americani. Restauratori e tecnici addetti alla conservazione delle statue del Duomo si applicano costantemente a dare nuova vita a quel simbolo di spiritualità cristiana che permane intatto nei secoli. La coppia svizzera composta da Felix Rohner e Sabina Schafer crea da decenni particolari strumenti musicali con pazienza artigiana nel laboratorio di Berna. Shin Kubota, docente all’Università di Tokyo, si dedica a studiare la Turritopsis, “medusa immortale”, dal ciclo vitale potenzialmente infinito, capace di mutamento e rigenerazione. Di tanto in tanto, dentro un cinema vuoto, l’attrice Marina Vlady interpreta alcuni passi dell’Immortale, dall’Aleph di Jorge Luis Borges.
SCHEDA ESSENZIALE
Titolo originale: Spira Mirabilis – Genere: documentario – Durata: 2h01 – Regia: Massimo D’Anolfi, Martina Parenti – Cast: Marina Vlady, Leola One Feather, Felix Rohner, Sabina Scharer, Shin Kubota – Produzione: Italia, Svizzera – Uscita: 22 settembre 2016