CREED
IN BREVE – Qualità: ★★★ – Ritmo: OOO – Pubblico: per tutti (cinefili, cineamatori, cinecuriosi, cinepopcorn) – Affinità: maschile
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Senza girarci attorno. È Rocky, né più né meno.
LA TRAMA
Adonis Creed, figlio illegittimo di Apollo, non ha mai conosciuto suo padre, morto sul ring prima che Adonis nascesse. Educato nell’agio dalla moglie di Apollo dopo un’infanzia difficile, Adonis ha un lavoro sicuro ma sceglie comunque la boxe e la strada, non può opporre resistenza al richiamo del destino. Per diventare un pugile professionista si rivolge all’unico uomo che può aiutarlo e insieme avvicinarlo a quel padre che non conoscerà mai: l’amico-rivale di Apollo, Rocky Balboa. (MyMovies).
IL COMMENTO
Nell’era dei prequel, sequel, reboot, spin off e reinvenzioni, è la volta di Rocky. Nel 1978 usciva il primo Rocky, che vinse generosamente tre premi Oscar. Un buon film, che univa epica sportiva a etica del perdente, che trasformò Stallone in un mito cinematografico e influenzò ogni film sportivo che lo seguì. Al netto della mitologia che ha creato, pure con grande merito, Rocky è in fondo una rassicurante favola sul riscatto, che muove le corde dell’identificazione pietistica, spettacolarizzando il dolore e mandando tutti a casa felici e un po’ più eroi di prima. Dopo la piega commerciale e fracassona, che hanno preso i sequel della saga, Creed riporta il racconto lungo i sentieri del primo.
C’è un’infanzia difficile e il pugno facile, c’è l’upgrade di Adriana (nera, ricciola e problematica) e la rassicurante faccia lessa di Sylvester Stallone che per l’occasione sfodera davvero il meglio del suo repertorio. Ovvero una faccia e mezzo che lo porta a meritarsi una candidatura all’Oscar come migliore attore non protagonista. A mio parere, una candidatura alla Carriera e non alla sua coinvolgente ma assolutamente ordinaria interpretazione.
In Creed ci sono poi, ovviamente, gli allenamenti per strada, con la corda e le galline, e gli incontri di boxe all’ultimo sangue, con meno rallenty del consueto ma con ampio spargimento di sangue, pugni e tumefazioni deformanti.
C’è anche un po’ di tragedia e qualche spunto autoriale ma, inutile girarci attorno, Creed è Rocky. Né più né meno.
Si può forse apprezzare lo sforzo di aver cercato di rigenerare una saga, ma non se ne sentiva il bisogno, anche perché la saga è stata dopotutto solo una lunga e sfilacciata variazione sul tema, inesorabilmente sempre più vuota.
Creed è un buon film, piacevole e nostalgico, e sarebbe bello finisse lì. Invece dovremo accogliere tra di noi almeno un paio di nuovi episodi, perché spesso oggi sembra molto più facile “riscaldare” piuttosto che “creare”.
Dunque, amanti del genere, correte al cinema per riassaggiare il nuovo Rocky. Ma siate consapevoli: le abbondanti stelline che compaiono tra le critiche italiane sembrano rappresentare più il rispetto o la nostalgia dell’adolescenza che fu, piuttosto che il valore reale del film, che ha solo rimescolato le carte e ha finito per depotenziarne l’impatto spettacolare, centellinando persino la storica musica.
SCHEDA ESSENZIALE
Titolo originale: Creed – Genere: drammatico – Durata: 2h12 – Regia: Ryan Coogler (Prossima fermata: Fruitvale Station) – Cast: Michael B. Jordan, Sylvester Stallone, Tessa Thompson, Phylicia Rashad, Tony Bellew – Produzione: USA – Uscita: 14 gennaio 2016