CAROL
IN BREVE – Qualità: ★★★ – Ritmo: OO – Pubblico: per pochi (cinefili, cineamatori) – Affinità: femminile
TWEET
file://localhost/var/folders/ej/ejEn80XsHnKWrBrjWKmp3k+++TI/-Tmp-/com.apple.mail.drag-T0x7104d0.tmp.TusiMA/2016_02_Carol-locandina.jpgUn buon film di sentimenti e apparenze, per riflettere senza piangere.
LA TRAMA
New York, 1952. Therese Belivet è una giovane donna impiegata in un grande magazzino di Manhattan. Richard vorrebbe sposarla, Dannie vorrebbe baciarla ma lei ha occhi solo per Carol, una cliente distinta, rapita da un trenino elettrico e dal suo interesse. Un guanto dimenticato e un trenino acquistato dopo, Carol e Therese siedono ‘affamate’ in un café. Carol ha un marito da cui vuole divorziare e una bambina che vuole allevare, Therese un pretendente incalzante e un portfolio da realizzare. Sole dentro il rigido inverno newyorkese e congelate dalle rigorose convenzioni dell’epoca, Carol e Therese viaggiano verso Ovest e una nuova frontiera, che le scopre appassionate e innamorate. Nell’America della Guerra Fredda, che considerava l’omosessualità come un disturbo sociopatico della personalità, Carol e Therese sfideranno i giudizi morali e scioglieranno l’inverno nel cuore. (MyMovies).
IL COMMENTO
In un paese che, a decenni di distanza dal mondo evoluto, discute in questi giorni in parlamento di diritti omosessuali, fa molto rumore questo buon film a tematica gay. Una storia d’amore ben raccontata, valorizzata da una suggestiva ricostruzione storica e dall’interpretazione delle due protagoniste, che guadagnano, per il momento, una candidatura davvero meritata agli Oscar del 2016.
Carol però non è un film evento, e nemmeno un capolavoro.
Todd Haynes sceglie la strada del racconto intimo, misurato e composto. Dà poco spazio alle emozioni, lasciando per lo più immaginare il dolore profondo che sconvolge e affligge le due innamorate, lasciando spesso la telecamera al di là dei fatti. Questo impedisce al film di entrare in qualche modo nel cuore degli spettatori che vivono solo dei ritagli del dramma amoroso, pronti a combattere insieme alle protagoniste, ma lasciati forse troppo a distanza.
Una scelta autoriale che la critica ha apprezzato. Ma i nostri cuori erano invece più che pronti a lacrimare per la libertà dei sentimenti, per il sogno di due donne coraggiose che, agli inizi degli anni ’50, cercavano di fare a modo loro. Incuranti di ottuse convenzioni, di sguardi giudicanti e di abominevoli tribunali, pronti a sottrarre una madre alla propria figlia, a causa di una presunta depravazione.
La forza dirompente dell’innamoramento si trasforma, nel film, nello sguardo tenero e rabbioso di Cate Blanchett e in quello fragile e indifeso di Rooney Mara, il cui rapporto squilibrato è descritto con grande sensibilità. Due donne insoddisfatte, che ci parlano senza parlare, cercando la via per esplodere, facendosi largo tra la patinata “messa in scena” degli anni Cinquanta, quando l’America costruiva la sua favola, fatta di salotti, caminetti, tv e auto colorate.
L’amore omosessuale oggi prende il nome di Stepchild adoption, e scalda ancora, a ragione, i dibattiti. Ma sarebbe molto più bello, oltre che utile, poterne parlare senza gli abiti di scena. Sì lo so, chiedo troppo.
SCHEDA ESSENZIALE
Titolo originale: Carol – Genere: drammatico – Durata: 2h06 – Regia: Todd Haynes (Lontano dal paradiso) – Cast: Cate Blanchett, Rooney Mara, Kyle Chandler, Jake Lacy, Sarah Paulson – Produzione: Gran Bretagna, USA – Uscita: 5 gennaio 2016