QUO VADO
IN BREVE – Qualità: ★★★ – Ritmo: OOOO – Pubblico: per tutti (cinefili, cineamatori, cinecuriosi, cinepopcorn, cinefamiglie) – Affinità: maschile/femminile
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San Checco Zalone. L’eroe del momento, incensato da critica e pubblico.
LA TRAMA
Checco è stato allevato dal padre con il mito del posto fisso. A quasi 40 anni vive quella che ha sempre ritenuto essere la sua esistenza ideale: scapolo, servito e riverito dalla madre e dall’eterna fidanzata che non ha alcuna intenzione di sposare, accasato presso i genitori, assunto a tempo indeterminato presso l’ufficio provinciale Caccia e pesca, dove il suo incarico consiste nel fare timbri comodamente seduto alla scrivania. Ma le riforme arrivano anche per Checco, e quella che abolisce le province lo coglie impreparato: il suo status di single relativamente giovane lo rende idoneo alla richiesta “volontaria” delle dimissioni, a fronte di una buonuscita contenuta. Ma Checco, consigliato dal senatore che l’ha “sistemato”, non cede alle richieste della “liquidatrice”, la granitica dirigente Sironi e lei, al fine di liberarsene, lo spedisce in giro per tutta l’Italia, nelle sedi più disagiate e scomode. Checco si adatta e non molla. Alla Sironi non resta che tentare un’ultima carta: mandare l’impiegato al Polo Nord, in mezzo alle nevi perenni e agli orsi bianchi. Per fortuna al Polo c’è anche Valeria, una ricercatrice di grandi ideali e di larghe vedute che cambierà il destino del nostro eroe e gli farà scoprire i piaceri (e le responsabilità) di una vita civile. (MyMovies).
IL COMMENTO
1500 sale cinematografiche riservate al film. Più di Star Wars. Checco Zalone è il fenomeno cinematografico italiano degli ultimi anni. Re Mida del cinepanettone dei giorni nostri. Onore al vero. Il film diverte, Zalone incanta per la sua goffaggine e genuinità e il tono delle sue battute che attingono dalla vita reale, accentuano il peggio degli italiani, ridicolizzando stereotipi che sanno di verità. Un volontario e involontario tragicomico che ricorda certamente più Fantozzi che Boldi o Pieraccioni. Seppure il film presenti una trama semplice e a tratti banale, nel suo inevitabile sviluppo a lieto fine, è certamente più nobile e utile sorridere sulle aberrazioni dell’italiano che sulle trite allusioni sessuali della pseudo concorrenza natalizia, uguali a se stesse dai Fratelli Lumière in poi (sto un po’ esagerando…).
Ciò detto, mi pare esagerato trasformare Zalone in un creatore di piccole perle di cinema, come le 4 stelle assegnate dal Corriere portano a pensare.
Zalone non è un autore. Non è un sociologo. Non è un educatore.
I suoi film fanno sorridere, a tratti ridere, a tratti ridere per non piangere. Il grande frastuono mediatico si sgonfierà, come l’effetto “provocazione” intorno ai temi che affronta. L’Italia dei nati nel ‘900, instupidita dai cellulari, continuerà a cercare il posto fisso, a vivere con mammà, a credere nei furbi, senza rispetto per sé, per gli altri e per il pianeta che abita. Ma se, dopo tutto, il mondo di Fantozzi non è più il nostro, forse tra vent’anni potremo guardarci indietro e sorridere affettuosamente di come eravamo. La speranza, anche se boccheggia, è sempre l’ultima a morire.
SCHEDA ESSENZIALE
Titolo originale: Quo vado? – Genere: commedia – Durata: 1h26 – Regia: Gennaro Nunziante – Cast: Checco Zalone, Eleonora Giovanardi, Sonia Bergamasco, Maurizio Micheli, Ludovica Modugno – Produzione: Italia – Uscita: 1 gennaio 2016