MIA MADRE
IN BREVE – Qualità: ★★★ – Ritmo: OOO – Pubblico: per “pochi” (cinefili, cineamatori)
TWEET
Solo un buon film, dietro al generale incensamento.
LA TRAMA
Margherita sta girando un film impegnato sulla crisi economica italiana dove si racconta lo scontro tra gli operai di una fabbrica e la nuova proprietà americana che promette tagli e licenziamenti. Oltre a dover gestire la complessità del set corale di un film politico, deve fare i conti con le bizze della star italo-americana che ha scelto per interpretare il ruolo del nuovo proprietario; un attore in crisi, ostaggio della sua maschera di divo, qui esasperata dal provincialismo del cinema italiano. Margherita è separata, ha una figlia adolescente che frequenta malvolentieri il liceo classico in ossequio alla tradizione famigliare impressa dalla nonna (insegnante di latino e greco), ha un amante, attore nel film impegnato, mollato all’inizio delle riprese, e una vita confusa, solitaria e complicata. La concentrazione, richiesta per girare un film così difficile, tutto spostato verso il lato pubblico e politico, è minacciata dalle istanze del privato e dall’ombra sempre più densa della possibile morte della madre che la costringe a un confronto difficile e doloroso, soprattutto con se stessa e con il fratello Giovanni, un ingegnere posato che si è preso un periodo di aspettativa dal lavoro per accudire la madre malata di cuore, ricoverata con poche speranze in un ospedale della capitale (MyMovies).
IL COMMENTO
Tutti pronti a incensare il grande Nanni Moretti, autore di riferimento del nostro lussuoso cinema d’autore. E “Mia Madre” esplode di stelline nelle critiche più blasonate. Nel mio libero recensire, certamente influenzato dalla mia stagione esistenziale, vorrei capire l’eccezionalità di questo film e, per questo mi appello a chiunque legga, attendo volentieri commenti illuminanti.
Certo è che nel cinema, così come in ogni arte, ognuno legge quello che sente. E io, in questo film, ho letto soprattutto un sofferente percorso di distacco dalla madre, di stampo autobiografico per Moretti, interpretata da Giulia Lazzarini, attrice di teatro e vero e unico punto di eccellenza della pellicola.
Nella sua dimensione intimista “Mia madre” è superato da molti altri film, e dallo stesso “La stanza del figlio”, sensibile, acuto e toccante.
Oltre al disarmante e naturale deterioramento della madre, ci sono due figli a dividersi l’accudimento, il sostegno e le ansie della malattia. Senza colpi di genio e di acuta introspezione, seguiamo Giovanni (Moretti) e Margherita (Buy), e due differenti mondi emotivi: malinconica rassegnazione contro psicotica sofferenza, dedizione esistenziale contro ripiegamento egoriferito.
Nella sua dimensione simbolica non c’è traccia di feroci, profonde o originali riflessioni sul quotidiano vivere: lavoro, polizia, manifestanti, finzione, disagio contemporaneo, incomunicabilità.
Nella sua dimensione cinematografica, che presenta un film nel film, si evince la sensazione di disorientamento e inadeguatezza del regista, attraverso le prevedibili nevrosi di Margherita Buy che fa Margherita Buy, con qualche pennellata di morettismo. Con l’invito, peraltro poco motivante, a scegliere l’essenziale oltre a retorica e conformismo. Parole sante, ma andiamo oltre.
SCHEDA ESSENZIALE
Titolo originale: Mia madre – Genere: drammatico – Durata: 1h46 – Regia: Nanni Moretti – Cast: Nanni Moretti, Magherita Buy, Giulia Lazzarini, John Turturro, Beatrice Mancini – Produzione: Italia, Francia, Germania – Uscita: 16 aprile 2015