C’ERA UNA VOLTA A NEW YORK
IN BREVE – Qualità: ★★ – Ritmo: OO – Pubblico: cinecuriosi*
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Un tiepido melodramma in costume, tanto buio da far dormire.
LA TRAMA
La giovane e bella Ewa fugge dalla Polonia, e dalle macerie della grande guerra, per costruirsi una vita a New York, dove sbarca, negli anni ’20, insieme alla sorella Madga. Quest’ultima, affetta da tubercolosi, viene messa in quarantena, e viene separata da Ewa che le promette di non lasciarla sola. In preda alla disperazione, accetta l’aiuto di un elegante signore che si impegna ad aiutarla. Quest’uomo mostrerà ben presto di avere un doppio fine, impegnato nella gestione di ragazze da esibire in un teatrino e da avviare alla prostituzione. Di fronte alla necessità, Ewa non può sottrarsi a quell’umiliante mestiere ma l’amore di quell’uomo presto cambierà il suo destino.
IL COMMENTO
A volte è bello andare al cinema, accoccolarsi comodamente sulla poltrona, e gustarsi il tepore della sala, anche semivuota, mentre fuori piove e fa freddo e sullo schermo proiettano un film che ti concilia con il sonno, e con la vita. E’ il caso di C’era una volta a New York, il cui titolo rimanda con incredibile presunzione (è una scelta solo della traduzione italiana) al capolavoro di Sergio Leone “C’era una volta in America”. Siamo di fronte ad una storia degli anni ’20. Storia di immigrazione, prostituzione, amore e odio. Una storia melodrammatica che esplora le paure di Ewa (Marion Cotillard), la statica protagonista di questo film che, per la maggior parte del girato, offre alla camera un’espressione fissamente impalpabile, con sguardo assente e richiami pietistici. A farle da contraltare Joaquin Phoenix, che sa come si recita, ma che interpreta un personaggio che non sembra trovare la sua strada: un cattivo non molto cattivo incapace di sedurre e disprezzare. L’intento tragico non è accompagnato da un racconto sufficientemente drammatico ed emotivo ed è così che il lungo melò si trascina noiosamente tra le strade e gli interni della grande mela. Ambienti bui e dialoghi sussurrati che fanno a gara con la veglia dello spettatore che difficilmente, nel film, troverà la straordinaria potenza dell’amore cinematografico. Nell’incontro scontro tra l’amore carnale e l’amore fraterno, trova cittadinanza il tema del peccato, della colpa, del perdono e dell’espiazione, fornendo gli spunti per un piccolo trattato morale che non brilla di luce propria. Quando compaiono le prime pistole, qualche spettatore alza la testa dall’ospitale poltrona rossa, qualcun altro chiude la bocca spalancata ad ovale per rientrare nell’afono turbine degli eventi per scoprire il prevedibile trionfo della riconciliazione familiare. E sarà così il letto di casa a completare il più che facilitato percorso verso Morfeo e i suoi regni, sapientemente favorito dal grigio del film e del regista Grey.
SCHEDA ESSENZIALE
Titolo originale: The immigrant – Genere: drammatico – Durata: 2h – Regia: James Gray (Little Odessa) Cast: Marion Cotillard (Un’ottima annata, La vie en rose), Joaquin Phoenix, Jeremy Renner, Dagmara Dominczyk, Angela Sarafyan – Produzione: USA – Uscita: 16 gennaio 2014