LA FABBRICA DI CAROSELLO
IN BREVE – Spazio Fumetto Milano, viale Campania 12 – fino al 14 aprile 2013
Voto: ★
Pubblico: appassionati, curiosi, tutti
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Un viaggio potenzialmente frizzante, in un allestimento imbarazzante. Occasione sprecata.
LA MOSTRA
Lo spazio fumetto si presenta già dalla strada, strillando il suo WOW con un’insegna divertente e curiosa. Càpito da quelle parti per guardare la mostra dedicata a Carosello, l’imperdibile appuntamento che ha intrattenuto le famiglie italiane per vent’anni e accompagnato il paese oltre l’etica pauperista e il senso di colpa, verso la società dei consumi. Un fenomeno di costume, un reperto comunicativo unico al mondo, un’esperienza curiosa tipicamente italiana, capace di condizionare il passato ma anche il presente della pubblicità. Già allora emergeva l’ipocrisia del sistema sociale e pubblico italiano che, attraverso Carosello (2 minuti e 15” per ogni pubblicità, di cui solo 30” dedicati alla promozione pubblicitaria), spingeva il consumo travestendolo da spettacolo. Non era infatti appropriato e moralmente accettabile vendere prodotti attraverso l’unico canale televisivo, di servizio pubblico, disponibile a quel tempo. Anni luce da oggi, rispetto al concetto di servizio pubblico, di rispetto del consumatore e all’idea di consumo e risparmio. Anche se, a ben vedere, le storie pubblicitarie, raccontate attraverso episodi e personaggi, sopravvivono ancora oggi in molti spot italiani (dalle compagnie telefoniche ai biscotti, dal caffè ai sottaceti). Sembra che la Rai riproporrà Carosello nel suo palinsesto, dopo anni e anni (l’ultimo Carosello risale al 1977) ed ecco pronta una mostra commemorativa. Nel comunicato stampa dell’esposizione si parla di un omaggio alla fabbrica di Carosello e ai suoi protagonisti: dai fratelli Pagot (il cui mitico Calimero compie 50 anni) a Osvaldo Cavandoli, dallo studio De Mas a Bruno Bozzetto, da Paul Campani ad Armando Testa, da Bignardi a Biassoni, da Uberti a Peroni. Testimonianze, ricordi, spot, ritagli, pupazzi. Un argomento davvero curioso, per nostalgici ma anche per “contemporanei”, ma che purtroppo è penalizzato da un allestimento imbarazzante. Poco spettacolare (disegni, scarabocchi e immagini raccolte in bacheche minimali), confuso (un percorso per protagonisti di cui ci si rende conto a poco a poco), illeggibile (con didascalie ad altezza di bambino, anche se di bambini non ne ho visti), poco fruibile (con mini televisori che trasmettono gli spot a basso volume). Un assaggio di quello che è stato, realizzato evidentemente con poche idee, poche risorse e ancor meno passione, vista la ricchezza potenziale della materia e le decine di personaggi dalle forme ed espressioni indimenticabili (Calimero, Pippo, Topo Gigio, Papalla, la linea, e molti altri). Forse più interessante, per conoscere o ricordare Carosello, sarebbe comprarsi i dvd che raccolgono 20 anni di spot (in edicola proprio in questo periodo con la Gazzetta dello Sport e il Corriere della Sera). Di memorabile, in questa mostra, solo l’ippopotamo Pippo in formato “casalingo”, acquistabile in cassa per la modica cifra di 130€.