KARL OVE KNAUSGARD_LA MORTE DEL PADRE
IN BREVE – Qualità: ★★(★) – Ritmo: OO(O) – Pubblico: per “molti (in particolare per gli amanti delle biografie e delle “vite degli altri”; per lettori curiosi; per lettori up-to-date che non vogliono perdersi i “casi editoriali”)
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Primo volume di un’autobiografia, che sembra un romanzo, di uno scrittore, che sembra una rockstar. Il rapporto col padre, e la sua morte, sono la sostanza del racconto.
LA TRAMA
L’autore narra la sua vita, dall’infanzia alla morte del padre. Strutturato come un romanzo a flashback il libro si muove fra il presente – il momento in cui l’autore effettivamente scrive – e i ricordi. Ogni ricordo diventa un piccolo racconto a sé stante, che contribuisce però a comporre il quadro più vasto di una vita non sempre facile. La separazione dei genitori, la timidezza dell’adolescenza risolta con l’alcol, le prime cotte per le compagne di scuola. L’orrore della morte del padre, alcolizzato devastatore. Cinquecento pagine ed è solo il primo volume…
IL COMMENTO
L’autobiografia fiume di Karl Ove Knausgård ha sedotto e conquistato il pubblico norvegese: uno su dieci l’ha letta (vabbé: sono 5 milioni o poco più; però 500 mila copie sono tante…). Con una scrittura che elimina ogni fronzolo per dare spazio a uno sguardo preciso e quasi ossessionato dai particolari, Knausgård racconta la sua vita così come la ricorda, il presente così come lo sta vivendo. Nonostante alcune lunghe digressioni (sulla morte, la scrittura, il significato dei rapporti umani) ciò che colpisce è la mancanza apparente di filtri nella narrazione, come se l’autore avesse scritto d’impeto, senza pensare, inseguendo fatti che si susseguono incessanti: a volte banali, a volte tempestosi e tragici. Sembra che non ci sia la pretesa di costruire una trama, ma solo l’urgenza di scrivere, senza la pazienza di cercare la parola esatta, lo stile narrativo uniforme, perché conta solo la vita che scorre, più forte di ogni narrazione. La parte più potente del libro è quella dedicata alla morte del padre (da metà libro alla fine), che morendo lascia dietro di sé un incubo di devastazione concreta, una casa sfasciata e sfregiata dal suo alcolismo, in cui ha costretto a vivere anche l’anziana madre (la nonna di Karl Ove), e che lo stesso autore insieme al fratello maggiore tenta di ripulire, in un’impresa titanica condotta a colpi di stracci e detersivi. Con un piccolo colpo di scena.
In realtà lo stile narrativo esiste, e una traduzione che sembra competente e coerente ci aiuta a trovarlo proprio nella secchezza alternata alla riflessione, nella crudezza non mitigata da nessun tentativo di abbellimento o di censura.
Forse anche per questo i norvegesi si sono tanto impressionati: loro non hanno mai avuto un Bukowski, un Celine, un Hemingway – la cultura scandinava luterana non ama queste esibizioni. Da noi un libro autobiografico sincero fino alla brutalità non è una grande novità… È forse questo l’aspetto più interessante del libro, mentre lasciano perplessi i momenti filosofeggianti in cui Knausgård si atteggia a profondo pensatore. Ecco: quelli si possono saltare. Come è inutile approfondire il motivo per cui il titolo di quest’opera in lingua originale è Min Kamp: la provocazione è troppo superficiale.
SCHEDA ESSENZIALE
Titolo originale: Min Kamp. Forste bok – Autore: Karl Ove Knausgård – Editore: Feltrinelli – Genere: autobiografia – Uscita: novembre 2015 – Numero pagine: 505
L’AUTORE IN BREVE
Karl Ove Knausgård è nato nel 1968 a Oslo e oggi vive in Svezia. Dopo aver scritto due romanzi, mai pubblicati in Italia ma coperti di premi in Norvegia, è diventato un autore di fama internazionale con i sei (SEI) volumi della sua autobiografia. Più di 3500 pagine. A 46 anni non è male. Ponte alle Grazie, in Italia, tradusse e pubblicò i primi 2 volumi fra il 2010 e il 2011. Ora Feltrinelli ritraduce e pubblica tutti e sei (SEI) i volumi di questa monumentale – e circostanziata – autobiografia.