GUSTAV KLIMT
IN BREVE – Palazzo Reale, Milano – fino al 13 luglio 2014
Voto: ★★
Pubblico: appassionati d’arte, studiosi, archivisti
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Tre opere note, molti studi preparatori, poca ciccia. Mostra deludente, nell’allestimento, nella qualità e quantità delle opere e nell’audioguida pasticciata e poco rilevante. Oltre al Klimt più noto, si scopre una (piccola) parte delle opere del pittore viennese, dedicate a ritratti e paesaggi.
LA MOSTRA
Sulle note di un fastoso Valzer viennese di fine ottocento, Klimt irrompeva i primi anni del ‘900 sulla scena austriaca insieme ad un gruppo di artisti ostili agli insegnamenti tradizionali dell’accademia. Ciò che la mostra andrà a ripercorrere sarà sia l’aspetto intimo: dal rapporto con i due fratelli minori Ernst e George con i quali Gustave Klimt fonda la “Compagnia degli Artisti”, sia quello artistico e professionale per dedicare invece la sala finale al tema del fregio che fa da epilogo alla mostra, utile ad interpretare il nucleo espressivo dell’arte di Klimt. Il Fregio di Beethoven ispirato dalla nona sinfonia del musicista sarà ricostruito così come Klimt l’aveva allestito nel 1902. Avrete l’impressione di entrare nell’atmosfera dell’opera. Il fregio che occuperà tre pareti della sala (come allora) è formato da sette pannelli di 2 metri di altezza e 24 di lunghezza. Per far risaltare la superficie Klimt inserì frammenti di specchi, vetri e chiodi su una tecnica già molto elaborata di caseina su intonaco. Questo dipinto, in cui Klimt raffigura l’eterna lotta tra il male e il bene, è un tentativo di ricerca della felicità, simboleggiata da un albero dorato della vita e una ragazza che aspetta l’amato per abbracciarlo: una felicità ritrovata. Nessun riferimento al male, quindi, durante la quattordicesima mostra della Secessione. La stessa felicità la ritroveremo nell’opera le Tre Età della Donna, conservata alla Gnam di Roma, in cui la serenità è la maternità stessa. Klimt ha già visitato Venezia, Ravenna e Firenze dando inizio al suo periodo d’oro in cui trasforma i quadri in gioielli del pensiero. Giuditta I (Salomè) sarà la prima donna ad essere “ingioiellata” da Klimt sovrana di un impero, visibile alle spalle, ispirato al bassorilievo assito del VII secolo. I personaggi sono preziosi e sempre più distanti, appartengono ad una realtà metafisica ed eterna. Nella Giuditta II del 1909 la stessa donna è più drammatica e sensuale: è il volto di una tensione emotiva ed interiore. Allegoria simbolismo e un nascente espressionismo fanno di klimt il rappresentante di un’epoca “apparentemente” d’oro che si interrogava sull’esistenza, la vita, la morte, la vecchiaia, la fama, il rapporto uomo-donna, sulla natura, mettendo al primo posto l’umanità (www.arte.it).